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Mani in pasta di generazione in generazione

M: Oggi siamo stati a trovare la nonna di Erika, le abbiamo detto: “Marì, parteciperemo a Trastulli toscani con la prima ricetta che hai insegnato a Erika!”.


E: Dapprima ci ha guardato con il suo ciglio alzato e poi ci ha detto: “Sentite bene, io ho sempre trastullato poco: da bambina cucinavo per tutti, erano tempi in cui s’era tanti tra i campi e la casa; poi ho preso marito e siccome tutti a San Gimignano sapevano che ero brava a far da mangiare, mi hanno chiamata cuoca all’ospedale: in cucina s’era due e si preparava pranzo e cena per malati e dottori, e che mangiarini. E poi tornavo a casa e cucinavo per i nonni, per Romano, per babbo e per zio… eh poera Marì come tu sei invecchiata”.


M: Le abbiamo spiegato cos’è Trastulli toscani e perché abbiamo pensato di proporre questa ricetta che per Erika è un caro ricordo della sua infanzia. Per lei trastullarsi vuol dire divertirsi, e per quanto la conosco ha iniziato a farlo quando è andata in pensione ed è nata Erika.


E: In effetti è così: prima mi ha preparato dei mangiarini che ancora me li ricordo e poi verso i quattro anni abbiamo iniziato a giocare alle cuoche. “Dal seggiolone tu mi guardavi sempre, e io guardavo te giocare con le bambole…”. Chissà come, un giorno le è venuto in mente di mettermi in piedi sulla sedia per farmi arrivare al tavolo della cucina e mi ha detto: “Oggi si gioca a far quello che fa nonna!”. E così come un gioco è nata la mia passione per la cucina.


M: Infatti tutte le volte che andiamo a trovarla, Marì mi chiede cosa mi prepari. Mi guarda con gli occhi pieni di soddisfazione e aggiunge: “è brava la mia farfalla!”.


E: La passione per la cucina è nata come un gioco, il gioco di imitare nonna. Avevo un grembiulino, la mia ciotolina e la mia forchettina; mischiavo, giravo gli ingredienti, assaggiavo proprio come faceva nonna, e allo stesso tempo dovevo memorizzare gli ingredienti perché lei sa appena leggere e scrivere e tutte le sue ricette me le faceva imparare a memoria. La prima ricetta che ho imparato, e a quanto dice lei anche il primo dolce che ho fatto con lei, è la mantovana.


M: È anche uno dei primi dolci che hai fatto per i miei genitori quando sei venuta a cena da me: quell’impasto dorato dato dalle 12 uova ci aveva preso tutti per la gola!


E: La mantovana in casa di mia nonna è sempre stata la torta delle feste. Il motivo è molto semplice e sta tutto in quelle 12 uova. Pensate ad una famiglia contadina degli anni Quaranta che le uova le vendeva per fare il corredo alle figlie femmine e che ne dava una a settimana per pranzo o per cena a ciascun membro della famiglia, oppure che solo quando i bambini erano piccoli ne distribuiva uno crudo a ciascuno al giorno, pensate a cosa voleva dire per questa famiglia utilizzare 12 uova in una torta. Significava che c’era qualcosa da festeggiare! E così in casa Bertelli la mantovana è sempre stata la torta delle feste.


M: Tua nonna mi ha anche raccontato di un tuo compleanno e della mantovana a tre piani: 3 per 12 = 36 uova!


E: Sì, ed ogni piano decorato in modo diverso!


M: Quello che mi sono sempre chiesto è chi ha insegnato questa ricetta a tua nonna.


E: Per quello che si ricorda lei sua nonna. L’Artusi nel suo La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, dice di aver ricevuto la ricetta della mantovana dall’amico pasticcere Antonio Mattei di Prato, il quale a sua volta l’aveva ricevuta da due suore di Mantova per ringraziarlo dell’ospitalità mentre si recavano in pellegrinaggio a Roma.


M: Io invece sapevo che Isabella d’Este aveva donato la ricetta alla corte medicea durante un suo soggiorno fiorentino.


E: Non lo so, mi è sempre sembrata poco attendibile l’origine medicea, viste le poche modifiche che la ricetta ha subito nel tempo, la mancanza del miele o di altre spezie. La diffusione in Toscana nel periodo postunitario mi sembra più verosimile. Fatto è che mia nonna, originaria di Villamagna, un agglomerato di poderi vicino a Volterra, ha imparato a fare questa torta da sua nonna, nata più o meno nel periodo di diffusione in Toscana della ricetta.


M: Prima o poi dovremmo deciderci a raccogliere tutte le ricette di tua nonna!


E: Bella idea! La cucina fa parte della nostra famiglia, delle nostre tradizioni, del nostro essere toscani ed è un ingrediente speciale anche di Coupleinflorence.


P.S. di Erika: non so che faccia farà nonna Marì quando le leggerò questo racconto dal nostro blog. Da parte sua insegnarmi a cucinare ha significato trasmettermi ciò che sapeva fare meglio. Da parte mia questo è un modo per ricordare il divertimento di quei giorni felici della mia infanzia in cui ero concentrata ad imparare le ricette e a cercare di diventare brava quanto lei. Da parte mia questo è un modo per esprimere la soddisfazione di quando mi ha regalato il suo mattarello e il suo grembiule. Da parte mia questo è un modo di ringraziarla per quanto ho imparato da lei.


La Mantovana

Ingredienti:

  • 12 uova

  • 500 grammi di farina

  • 500 grammi di zucchero

  • 300 grammi di burro

  • la scorza di un limone grattugiata

  • 1 bustina di lievito

  • mandorle tritate


Procedimento:

Indossate un grembiule, raccogliete i capelli, prendete la vostra ciotola per impastare i dolci, una forchetta per amalgamare, disponete sul tavolo tutti gli ingredienti pesati, musica di sottofondo e pronti a mettere le mani in pasta!


Per prima cosa unite i tuorli con lo zucchero; c’è chi preferisce farlo con le fruste elettriche, mia nonna invece mi ha insegnato a farlo a mano:


l’importante è che il composto risulti fin da subito omogeneo e gli ingredienti ben amalgamati.


Dopo qualche minuto unite il burro, precedentemente sciolto a bagnomaria: fate attenzione però ad unirlo a zucchero e farina non appena si sarà intiepidito. Mia nonna consigliava di pesarlo come primo ingrediente e di farlo sciogliere subito!


Non so a voi, ma a me l’odore di burro fuso ha sempre messo di buon umore!


Aggiungete poi la scorza di un limone grattugiata e la farina setacciata, facendo attenzione a continuare sempre a mescolare.



Ultimo ingrediente le chiare montate a neve con un pizzico di sale.



Versate il composto in una tortiera: potete mettere a vostro piacere la carta da forno, imburrarla e infarinarla oppure cospargerla di olio d’oliva (io di solito utilizzo quest’ultimo procedimento). Prima di infornare, aggiungete mandorle tritate a vostro piacere: io non sono una grande amante delle mandorle tritate nei dolci e spesso la mia mantovana non le contiene.


Mettere in forno preriscaldato a 180° per quaranta minuti circa. Fatela riposare per altri dieci minuti a forno spento prima di toglierla.



E adesso le decorazioni: potete aggiungere lo zucchero a velo oppure, per i più piccoli, confetti, perline di zucchero e roselline.


E adesso?

Non resta che assaggiare...



Con questo post partecipo a Trastulli Toscani, il Contest organizzato da Vetrina Toscana, il programma di Regione e Unioncamere Toscana che promuove ristoranti e botteghe che utilizzano prodotti tipici del territorio.

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