E: Siete mai stai a Peretola? Ogni quartiere di Firenze ha un cuore antico che ogni fiorentino dovrebbe conoscere e anche i quartieri che per noi oggi sembrano i più moderni hanno una storia da raccontare.
Ventuno Bistrot si trova al numero 21 di via de’ Vespucci, una strada che racchiude tante casine terra tetto colorate del periodo in cui Peretola venne costruita.

M: Entrando lo stile che si apre di fronte a voi è quello essenziale dei bistrot londinesi con musica soffusa e arredi minimal.
E: Ad accogliervi ci sarà il sorriso giovane di Simone Gori, classe 1990, nato a Prato e diplomato all’istituto alberghiero di Montecatini.
Al Ventuno Bistrot non troverete camerieri, la brigata di cucina si occupa di tutto.
A portarvi i piatti ci saranno Vincenzo Luordo, Niccolò Vanni e Salvatore De Laurentis.

Vi confesso che vedere una “brigata” così giovane, dinamica e talentuosa non è scontato.
Il lavoro di gruppo che Simone ha ricreato è la giusta essenza per far sì che l’ingegno creativo di ognuno si rispecchi nei piatti proposti.
M: L’atmosfera che questi giovani chef creano è molto armonica, sembra di essere a casa e avere un servizio di home restaurant, senza etichette e vi assicuro che emerge l’armonia che si crea tra persone che hanno lavorato insieme anche precedentemente, perché, come ci ha confessato Simone, citando Venditti: “certi amori fanno giri immensi e poi ritornano”.
E: Passione e familiarità ma anche tanta attenzione per coccolare il cliente: tutto è molto curato, a cominciare dalle crostatine di pasta brisè integrale, panna acida all’aneto e crema di limone salato e timo che vengono portate insieme al menù.

M: Il menù ha un’ottima particolarità: la possibilità di scegliere il Menù al buio nella declinazione “La nostra essenza” in 5 portate e "Ventuno bistrot nella sua completezza” in 7 portate.
La scelta di Simone è quella di proporre il “fai te allo chef” che è il modo migliore per conquistare la fiducia degli ospiti facendo assaggiare i cavalli di battaglia del bistrot.
E: Io mi sono lasciata conquistare subito dalla focaccia, dal pane fatto con sale, semola, farina di grano pratese integrale km buono, grissini alla paprika dolce e burro al wasabi e pepe di Sichuan.

M: La cena ha avuto un percorso impeccabile anche sul fronte dei vini: abbiamo iniziato con la bollicina toscana Boh di sangiovese, abbiamo gustato un Pinot grigio 2018 nato al confine tra Slovenia e Friuli, il bolgheri Psyché per concludere con lo zibibbo di Marco De Bartoli.
E: Un piatto che troverete sempre in menù e che vi consigliamo è la tartare di manzo condita con olio e sale accompagnata da patate croccanti, crema di aglio fermentato e daikon in agrodolce.

M: Non siamo riusciti a dire preferisco questo primo piatto a quest’altro tra le proposte che abbiamo provato: bottoni di ragù di coniglio in bianco glassati con riduzione di birra e il traghetto (un formato di spaghetto alla chitarra) con 5 varianti di pepe, fonduta di pecorino e tartare di gamberi.
E: Il secondo ci ha trovato in perfetto accordo: petto d’anatra con millefoglie di patate, purea di ribes e riduzione di anatra con verdure.

M: I dolci sono pura poesia, a partire dalla crostatina di pasta frolla, fragole, mousse di fragole e cialda alle fragole per concludere con il pan brioche bagnato al caffellatte caramellato, crème brulé, parfait al caffè, spuma di latte con granita al caffè.
E: Per concludere la selezione di specialty coffee.
Lasciatevi guidare in base al percorso fatto per scegliere il caffè. Vi confesso che io non prendo mai il caffè a fine pasto perché non voglio rovinare il gusto del dolce che ho appena finito di assaporare. Lo specialty coffee invece esalterà la cena che avete appena concluso.
Non è una coccola?
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